Share the post "Racconto di una crociera in Croazia, tra emozione ed avventura!"
La storia appassionante di una crociera in Croazia. Una storia raccontata in prima persona, emozionante e coinvolgente. Perché partire per un viaggio in barca è sempre una grande avventura, perfetta per fare nuove esperienze ed imparare ad affrontare ogni sorpresa che solo il mare può riservare.
164 miglia tra le isole della Croazia a bordo di un Bavaria 32. Equipaggio: in doppio.
I giorni prima della partenza
“..Chissà cosa mi ha detto la testa.
Organizzare una vacanza in barca a vela e partire per quindici giorni di crociera in Croazia, da sola con lui, che è solo un amico conosciuto da poco.
Simpatico, intelligente, non necessariamente bello, d’accordo, ma è incredibilmente lento.
Mamma mia, perché è così lento.
Ci sono mille e una cosa da fare prima di partire.
Controllare i documenti; faccio io.
Fare la cambusa; faccio io.
Caricare le vele; faccio io, perché se aspetto lui partiamo l’anno prossimo.
Mi guarda, calmo e tranquillo con quel mezzo sorriso, mentre io entro ed esco da sottocoperta.
Ci sono mille e una cosa da fare prima di mollare gli ormeggi per questa crociera, e lui mi guarda.
Ecco, adesso si mette anche a giocare con il cellulare sullo store di nautica.
Il carburante, controllare l’olio del motore, caricare la bombola del gas.
Tanto faccio tutto io.
Lui fa la lista delle cose che mancano e le compra on line.
Ah, comodo il signorino mentre io entro ed esco da sottocoperta con ancora mille e una cosa da fare.
Bandiera di cortesia croata, presa.
Cima da ormeggio di rispetto, presa.
Bozzelli, presi
Elenco faro e fanali nuovo, preso.
Minuteria di rispetto, presa.
Ricambi per giubbotti autogonfiabili, presi.
Lui nel frattempo clicca su ordina e mi comunica che HiNelson consegna in due giorni lavorativi.
Lui ha fatto la sua parte, dice.
Ah, comodo così il signorino. Mentre io continuo ad entrare e uscire da sottocoperta con ancora mille e una cosa da fare.”
Pronti a partire verso un’incredibile crociera in Croazia
Spacchetto l’ordine di HiNelson, proprio come farebbe un’influencer in una story di Instagram, mentre lui controlla il quadro elettrico. Finalmente. È la prima volta, da quando abbiamo preso la barca, che lo vedo lavorare.
Molliamo gli ormeggi al tramonto, perché navigando tutta la notte arriveremo in Croazia con la luce.
Lui è al timone, perché a me non piace.
Sono una donna da pozzetto, io.
Vado a prua a sistemare il genoa, corro in pozzetto e sistemo la drizza sul winch, corro a prua ad incocciare la vela, torno in pozzetto a cazzare il primo metro di drizza, torno a prua a mettere le scotte. E lui timona, seduto.
Notte.
Primo turno.
Tocca a me.
Non c’è vento, è normale ad agosto, e la luna, quasi piena, illumina a giorno mentre le luci della costa sono sempre più lontane, facendomi voltare ogni volta per vederle poi scomparire. Mi guardo intorno e credo di essere esattamente dove vorrei essere: in mezzo al mare, in barca, verso una crociera in Croazia che so già sarà sorprendente. Infatti l’inizio non ha deluso, visto che ho fatto tutto io.
Lui dorme sottocoperta con una cima legata in vita e io tengo il capo. Perché se avessi bisogno, chiamarlo con il motore acceso sarebbe inutile.
Non ci avevo mai pensato.
Croazia, o mia Croazia
Sono 1.185 le isole della Croazia, di cui solo 50 sono abitate. Navigare nel suo mare è un continuo passaggio tra piccole baie dai colori turchesi, rocce bianche a picco verso ovest e casette di mattoni isolate su piccoli moli di marmo cangiante. Il vento si incanala tra le sue isole, che hanno la forma di macchie di colore cadute sulla tela, rendendo la navigazione un continuo gioco tra “su le vele” e “accendi il motore”.
Lui è sdraiato sottocoperta e legge un libro. Io continuo a correre su e giù, ma ora i nostri tempi e i nostri modi di navigare hanno iniziato ad essere simili, o forse ci stiamo solo abituando l’uno all’altro.
Al mattino, prima del caffè, un tuffo con gli occhi ancora assonnati nel blu dell’Adriatico è la nostra piccola regola non scritta che nessuno dei due ha intenzione di trasgredire. Ogni giorno siamo impegnati in circa 12 -15 miglia di navigazione per tracciare quella rotta che abbiamo studiato nei mesi precedenti. Ma non importa, i buoni motivi per esplorare la Croazia sono sempre tantissimi, e tutti validi.
La tempesta, quella perfetta
Le nuvole scure all’orizzonte sono sempre affascinanti.
Rendono i colori più nitidi, però dobbiamo cercare un ormeggio prima che arrivi la “botta di Bora”. Olib è a poche miglia, nessun problema.
Ed invece il problema c’è, perché l’ormeggiatore manda via tutti dal molo essendo proprio esposto a nord.
I gavitelli sono già tutti occupati.
E adesso? Dobbiamo trovare una soluzione.
Lui è calmo, mi dice cosa fare.
“Indossa la cerata e gli stivali, prendi qualcosa da mangiare possibilmente in mono dose tipo merendine, cioccolato, frutta secca e mettile nelle tasche in pozzetto. Prendi una bottiglia di coca cola e tienila a portata di mano, contiene caffeina e zuccheri. Arma la seconda mano di terzaroli, porta la tormentina a prua e mettila già nella seconda canalina. Io sto al timone, tu devi solo essere veloce a tirare su le vele, e mi raccomando resta legata alla lifeline. Prendiamo due punti, qui, lungo il canale e segnali sul GPS. Ci serviranno per navigare quando non avremo più visibilità per la pioggia e per tenerci lontano dalla costa durante il vento forte.”
Lui mi dice quello devo fare, e io lo faccio.
Perché, ho imparato a fidarmi.
Anche per forza.
Diventa buio, il vento freddo inizia a soffiare forte, le onde diventano “ochette” bianche, è arrivata la Bora.
Lui è calmo.
Ormai sono rassegnata.
Io corro a prua e cambio il fiocco mentre la barca è sbandata. So quello che devo fare e lui lo ha capito.
Mi parla ma il vento sovrasta la sua voce.
Siamo bagnati come due pulcini e mangiamo le nostre barrette di cioccolato, mentre la Bora continua nel suo passaggio. In fin dei conti siamo noi a casa sua.
45 minuti e poi torna il cielo terso.
Troviamo un gavitello e finalmente possiamo preparare la cena.
Ordiniamo su HiNelson il riflettore radar che si è rotto in uno degli attacchi, chiedendo ad Eugenio del Customer Care la consegna al nostro rientro, e nel frattempo lo fissiamo con il nastro isolante alla sartia.
E chi è salita sull’albero per fare il lavoro?
Preparo un piatto di pasta che però questa sera ha un sapore diverso.
Ha il sapore delle cose scoperte che non ti aspettavi, della fiducia, dell’esperienza che in mare non finisce mai e della calma che non fa perdere di vista le cose importanti. Ha il sapore dell’avventura e della vita che può riservare strane sorprese, come quelle di apprezzare chi è così diverso da te, perché forse è proprio nell’inverso che ci si completa.
Lui è seduto in pozzetto, calmo e silenzioso come sempre, e quando gli porgo il piatto di tortiglioni al pomodoro fumanti, mi sorride e mi chiede: “Cosa fai per i prossimi trent’anni?”
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