Share the post "Marta Magnano, naviga la vita: il mare come prima casa e scuola di libertà"
Oggi abbiamo il piacere di parlare con Marta Magnano, una donna straordinaria che ha scelto di vivere la propria vita in modo unico e affascinante. Conosciuta su Instagram come @martamagnano_boatsweetboat, non è solo una madre, ma anche capitana di un bellissimo catamarano. La sua vita a bordo è un mix di avventure emozionanti, momenti di introspezione e un amore profondo per la natura e il mare.
Chi è Marta Magnano? Oggi, come ti definiresti?
In brevissimo, una mamma velista, nata nel secolo sbagliato, mancata contadina, aspirante Wendy coi bimbi sperduti, con una casa galleggiante e un lavoro itinerante vista mare.
Cosa ti ha spinto a fare del mare la tua seconda casa?
Il mare non è mai stato la seconda casa ma sempre la prima. Bisognerebbe in realtà dare una definizione di casa o quantomeno distinguere come fanno gli inglesi “hause” dalla “home”.
Se per casa intendiamo dove ci si sente nel posto giusto e dove si torna sempre dopo aver compiuto i propri doveri, fossero scuola, università o lavoro, il mare è sempre stato il mio posto. È una cosa viscerale che viene da dentro e non tutti lo capiscono. Sin da quando ero piccola, infatti, la mia comfort zone è il mare e già da piccola ci passavo sempre più tempo che a terra. La differenza sostanziale tra prima e adesso è che prima non avevo una mia barca.
Adesso quindi il mare continua ad essere la mia prima casa (oltre al mio luogo di lavoro) ma con la mia barca, la mia piccola famiglia galleggiante e le mie piccole regole basate sugli insegnamenti del mare.
Come descriveresti la tua giornata tipo a bordo di Andióa?
La mia giornata tipo fortunatamente è quella che si vive veramente in mare. Le giornate sono estremamente variegate per attività,tempistiche, luoghi in cui si sta o si naviga e questo permette di non annoiarsi mai, di far sempre quello che ci si sente di fare senza limiti o confini, di fare e scoprire qualcosa di nuovo e crescere di continuo.
Allo stesso tempo, nonostante la grande variabilità, le giornate sono sempre scandite dal meteo e da alcuni piccoli speciali “rituali” che caratterizzano la vita in barca: le luci di fonda o navigazione da accendere al tramonto e da spegnere all’alba, le bandiere da regolare, il barometro da puntare, le previsioni meteo da leggere a colazione, il diario di bordo che scrivo a letto ogni sera con tutto ciò che di importante è successo a bordo o in mare.
Quali sono state le principali sfide che hai incontrato nei primi mesi di vita in barca?
La sopravvivenza! (sorrido mentre penso a quel periodo). Ho iniziato a vivere da sola nella mia barca nel Gennaio 2019 ed ero totalmente senza soldi, anzi con qualche debito, con la barca priva di qualunque comfort e senza esperienza di impianti sulle barche grandi.
Durante la prima notte che ho trascorso a bordo dopo la firma del contratto di acquisto, entrava aria da qualche spiffero e non avevo ancora il riscaldamento quindi ho dormito vestita dentro due sacchi a pelo, con un thermos di acqua calda a darmi un po’di tepore.
Non avevo neanche l’acqua calda a bordo quindi per diversi mesi, per lavarmi mettevo una pentola di acqua sul fornello, facevo la doccia fredda e con una spugna mi strizzavo l’acqua calda addosso per avere sollievo. Certe cose le diamo per scontato ma è quando ci mancano che capiamo il vero valore e ancoraoggi per tante persone non sono scontate.
Nei primi mesi quindi ho dovuto sigillare la barca da tutti gli ingressi d’aria (e acqua piovana), organizzare il riscaldamento e il boiler dell’acqua. Contemporaneamente ho lavorato come una matta per risollevare le mie finanze e organizzare i miei nuovi corsi di vela sulle barche d’altura. Appena rientravo in barca studiavo tantissimo dallo Zerbinati, la bibbia della manutenzione delle barche, che seguivo foto dopo foto per imparare a fare la manutenzione della barca. Avevo un gioiello tra le mani ma senza quel manuale non avrei saputo neanche da dove iniziare per prendermene cura.
Contemporaneamente ho iniziato i miei studi per avviare uno dei lavori che svolgo oggi, parallelamente alla scuola di vela, ovvero il social media manager del settore nautico.
Totalmente diverso è stato l’andare a vivere su Andióa, nel 2022, la mia attuale Boat Sweet Boat, un catamarano spaziosissimo con 4 cabine che dopo tutta la gavetta precedente, era sembrata ed è tuttora una super reggia sul mare.
Adesso, dopo soli 2 anni e altrettanto lavoro, è dotata di tutto ciò che serve per essere un’isola felice e autosufficiente, con la propria produzione di energia elettrica solare, acqua potabile dal mare, caldaia per l’inverno ma anche piccoli vizi per i momenti più dolci: l’altalena per i bambini, la macchina del pane, dello yogurt, per la pasta fresca e la polentiera con barbecue per le serata più conviviali.
Il piccolo orto verticale invece è in fase di espansione.
Quali sono le destinazioni più memorabili che hai visitato durante le tue navigazioni?
Nelle barche a vela non è la destinazione la cosa importante ma è il viaggio che fai per arrivarci. Purtroppo questo solitamente non è capito e la gente usa la barca a vela come barca a motore con la sola aspettativa di ciò che c’è all’arrivo, perdendosi in realtà la cosa più bella.
Se solo si conoscesse la vera vela, fatta di silenzi e suoni del mare, di attese del vento, di momenti di introspezione e persino momenti di noia da cui nasce la creatività, nessuno chiederebbe la destinazione ma l’esperienza.
L’esperienza e quindi la navigazione più memorabile che abbia fatto, nonché la più formativa dal punto di vista professionale, è stata la traversata dell’oceano Atlantico, da Fuerteventura alla Martinica, a Novembre – Dicembre 2022. Era un sogno nel cassetto di lunga data e l’ho realizzato al 2°-3° mese di gravidanza.
Se solo l’avessi detto ad amici e parenti, probabilmente mi avrebbero immerso i piedi in un blocchetto di cemento per non farmi andare da nessuna parte! Sono stati 18 giorni splendidi, non senza qualche momento di tensione, ma li avrei rifatti immediatamente.
Passi lunghi momenti da solo, spesso in silenzio e una volta tanto senza internet (cosa che per me è una fortuna perchè non sei bombardato da tanta inutile robaccia che spesso distoglie l’attenzione da noi stessi e dalle cose importanti). Dopo qualche giorno inizi a prendere il respiro del mare e a sentirti parte dello stesso esattamente come le centinaia di creature attorno. Sei come una di loro e finalmente in totale armonia con la natura, da cui dipendi e da cui impari a prendere tutto ciò che arriva.
È un viaggio nel viaggio, uno sulla barca e uno dentro noi stessi. Ognuno probabilmente lo vive a modo proprio ed è anche per questo che lo rende speciale. Un ruolo importantissimo lo gioca l’equipaggio. Tanti giorni in mare richiedono una buona compagnia per viverlo bene, una buona divisione dei compiti e possibilmente uno che suona la chitarra e uno che cucina bene (sorrido).
Scherzi a parte, quando sarà il momento per Andióa per attraversare l’Atlantico, la selezione dell’equipaggio avverrà tra chi ha già fatto esperienze precedenti sulla mia barca/casa. È un viaggio troppo bello per rovinarlo con la compagnia sbagliata e la formazione tecnica sarà altrettanto importante. Il mare non perdona la superbia!
Quali sono gli oggetti o le attrezzature a cui non potresti mai rinunciare vivendo in barca?
La vita in barca dipende molto dal tipo di vita che si sceglie di fare. Si può vivere in barca stando in porto dove c’è a disposizione acqua, corrente, bagni e conferimento rifiuti e allora la barca è come una normale casa a terra.
Andióa, invece è attrezzata per stare in mare e non rinuncerei mai alle dotazioni che servono per essere autosufficienti e sono: i pannelli solari per l’energia, il dissalatore per l’acqua potabile che spilliamo da un rubinetto speciale, tutti i prodotti di igiene e pulizia solidi e biodegradabili che servono per non produrre spazzatura.
Queste 3 dotazioni sono ciò a cui non rinuncerei mai perchè sono le cose essenziali per vivere come in una piccola isola in mare.
Qual è il più grande mito sulla vita in mare che vuoi sfatare?
Vorrei sfatare il mito che la nautica sia solo per ricchi. Possedere e mantenere una barca (a vela quantomeno) è molto più democratico e economico nell’acquisto e mantenimento di una casa a terra. Io ho comprato la mia prima barca che ero ancora una studentessa universitaria con un lavoro part-time.
Con quello che prima spendevo di affitto annuale di una stanza, ci pagavo il mantenimento annuale della barca e avanzavano anche molti soldi, tanto da comprare negli anni successivi diverse altre barche come investimento. La condizione fondamentale però è aver voglia di lavorare e studiare perchè se i lavori vengono delegati a terzi, allora i costi aumentano tanto.
Niente paura però perché tra manuali e video tutorial oggi imparare è facilissimo. Anche le vacanze in barca ormai sono alla portata di tutti. Basta trovare la barca, esperienza e formula che fa al caso proprio. Sul mio catamarano per esempio, si spende meno rispetto a una vacanza a terra, si fa vera vita di mare che è molto economica e le famiglie con bambini spendono addirittura meno.
Ora che sono diventata mamma conosco in prima persona le difficoltà delle famiglie e il mio, vuole essere un piccolo contributo ad aiutarle e vivere qualcosa di speciale.
Qual è la lezione più importante che hai imparato vivendo in mare?
In mare ho imparato il valore del tempo. È l’unica cosa che non torna indietro ed è l’unica cosa che conta davvero. Si può essere anche ricchissimi ma non si può comprare il tempo quindi ho imparato a viverlo intensamente, a lasciar perdere tutto ciò che non è veramente fondamentale e ad organizzare barca e giornata affinchè non mi tolgano tempo prezioso a godermi il presente.
Che consigli daresti ai giovani che vogliono seguire le tue orme?
Direi di non fermarsi agli stereotipi e falsi miti sulla nautica. I “grandi” sono talmente tanto radicati nelle loro idee talvolta infondate, che spesso si rifiutano anche di informarsi. I più giovani, per indole più ribelli, dovrebbero invece fare ricerche e verificare di persona la fattibilità di un sogno. Solitamente il “limite” all’acquisto di una barca è quello economico. Se solo le persone si informassero sulle opportunità di acquisto e mantenimento di una barca, molti questo sogno lo percorrerebbero. I limiti sono solo nella nostra testa.
Credi che continuerai a vivere tutta la tua vita a bordo di Andióa?
Sicuramente vivrò in mare ma non so se il futuro mi riserverà una barca ancora diversa. In realtà Andióa è una barca velocissima, comodissima, sicurissima e che negli anni, a forza di migliorie, ha superato di gran lunga le mie aspettative. È l’ideale per viverci, per accogliere le famiglie, può essere condotta e manovrata da una sola persona ed è tanto attrezzata.
Al momento le alternative che conosco nel mercato non ne sono minimamente all’altezza. Anche le barche nuove di pacca non reggono minimamente il confronto. I dati tecnici sulle prestazioni in navigazione sono di molto inferiori; la sicurezza nelle nuove barche non è più il primo criterio di costruzione e i materiali usati sono ormai a risparmio. Non parliamo del lavoro che è costato attrezzarla come è adesso. In pratica Anidòa è cresciuta assieme a me e adesso cresce assieme a noi.
Ci sono ancora dei lavori da fare per affrontare in serenità gli oceani con i miei standard che sono molto alti ma al momento non mi vedo su nessuna barca e casa diversa da questa.
Qui si vive una vita felice.